martedì 14 aprile 2009

Cairns 3 Dicembre

Questa mattina mi sono svegliata all’alba, George invece dorme ancora, lo lascio stare, la giornata sarà dedicata ad un’altra passeggiata lungo la Esplanade per fotografare gli uccelli e una visita al porto per prenotare alcune escursioni. La cosa non ci va molto a genio ma se si vuole visitare la Grande Barriera Corallina, bisogna affidarsi alle agenzie che organizzano tour collettivi.
Mentre aspetto che si svegli leggo qualche annotazione su Cairns. Terra degli aborigeni della tribù Irukandji (che significa letteralmente “dal Nord”). Scoperta nel 1770 dallo zelante capitano Cook, e successivamente meta di continue esplorazioni...

Annoto sul mio taccuino: Verificare se Irukandji e’ anche il nome di una letale medusa di soli 12 mm (?).
La fitta foresta di mangrovie che caratterizzava originariamente l’intera area, ora occupata da case, strade, alberghi, centri commerciali, venne quasi interamente distrutta verso la fine dell’’800 per far posto alla città e al porto costruito per il trasporto dell’oro proveniente dalle numerose miniere che si trovavano all’interno dello Stato.

George si e’ svegliato gli leggo delle mangrovie, un albero che lui adora e decidiamo di andarle a cercare. Il Trinity Inlet e’ il luogo dove ancora si possono ammirare queste piante incredibili che hanno al loro interno un dispositivo per la desalinizzazione dell’acqua salmastra che gli consente di sopravvivere e di bonificare le acque circostanti.
Al porto, centro da cui partono tutti i tour organizzati, ci dicono che c’e’ soltanto una compagnia che organizza una minicrociera al Trinity Inlet. Nel pacchetto dal nome suadente di “Calm Water Cruise” e’ prevista anche la visita ad una delle piu’ grandi Crocodile Farm dell’Australia.
Chiediamo se si può evitare questa parte della visita ma la giovane donna alla reception con la gentilezza tipica anglosassone ci risponde “Mi dispiace, purtroppo non e’ possibile”. Solo gli anglosassoni riescono a dire di no con la stessa grazia e soavità di chi dice: “certo che sì, non ti preoccupare”.
In un piccolo giardino a ridosso del porto veniamo attirati dalla danza amorosa di due splendidi Peaceful Dove, uccelli simili alle tortore, con un piumaggio grigio-beige e striature nere e bianche intorno al collo e alle ali. Il becco e la zona intorno agli occhi sono invece turchese intenso che contrasta con le delicate zampine rosa. Sono bellissimi e scopriremo in seguito che il Peaceful Dove e’ uno degli uccelli piu’ popolari di Cairns.


Paceful Dove


Nel primo pomeriggio, saliamo sulla piccola imbarcazione insieme ad altri 4 turisti e lentamente lasciamo il porto per entrare nella fitta selva di canali, circa 34 chilometri, ed esplorare i 3800 ettari di foresta vergine di mangrovie.

Se si e’ fortunati si possono osservare ben 45 specie di uccelli e centinaia di specie di pesci e, naturalmente anche i coccodrilli. Ma come spesso capita in Australia, gli animali sono difficili da scorgere, specialmente in luoghi selvaggi-su misura solo per soddisfare la curiosità dei turisti. Uccelli, pesci e coccodrilli dell’estuario li abbiamo visti nella carta patinata della brochure.
Le escursioni pret-à-porter sono così: prendere o lasciare.

Per fortuna lo spettacolo delle mangrovie ci ripaga completamente.

Mangrovie

Le Mangrovie sono le creature piu’ intriganti della foresta tropicale. Nel Queensland vivono circa 37 delle 69 specie riconosciute in tutto il mondo. L’aspetto piu’ affascinante e che le rende speciali e’ il complesso sistema di desalinizzazione operato da alcune foglie dette “sacrificali”, che appunto si sacrificano, raccogliendo il sale, cambiando colore da verde a rosso ed infine morendo.
Le radici che affondano nelle paludi salmastre sono avviluppate le une alle altre rendendo il paesaggio assolutamente unico. Mentre la barca scivola lungo l’estuario, ripenso alle foglie sacrificali, alla natura che silenziosamente provvede a se’ stessa. Penso che se questo sistema di purificazione dell’acqua si potesse ricreare sarebbe una soluzione per tutti I Paesi afflitti da tremende siccità.

Dopo un’ora e mezza circa lasciamo questa laboriosa foresta di mangrovie e ci dirigiamo verso la Crocodrile Farm. Lo spettacolo e’ choccante. La guida, una sorta di Cocodrile Dundee in XXIV ci spiega che in questa Farm i coccodrilli vengono allevati per la loro pelle, la carne, e il sangue, quest’ultimo impiegato dalle aziende farmaceutiche che si occupano di ricerca contro il cancro. Sui primi 2 impieghi non ho dubbi, sul terzo penso si tratti di uno dei tanti modi per addolcire la pillola, e mascherare una brutalità in qualcosa di moralmente buono e giusto.
E’ incredibile pensare che oggi ci sia ancora qualcuno che acquista scarpe, portafogli, borse, cinture di coccodrillo, o che indossi pellicce di visone, martora, persiano, castoro, lapin, scimmia, leopardo, tigre, foca, lupo etc…
Quando la guida scopre che siamo italiani si affretta a spiegarci, con un gran sorriso, che quello italiano e’ il loro miglior mercato. Cerchiamo di non far trasparire nulla dalle nostre espressioni ma siamo sconcertati, e un po’ ci vergogniamo. Per fortuna gli altri 4 del gruppo sono intenti a puntare il dito su un enorme esemplare di coccodrillo, che scopriremo in seguito essere usato come toro da monta, “il migliore che abbiamo mai avuto”, si affretta a sottolineare Crocodile Dundee sempre piu’ di buon umore.
La vista di centinaia di coccodrilli immersi in piccole vasche, uno sopra l’altro non ci rende orgogliosi di essere uomini. Lo spazio esiguo in cui sono costretti a vivere amplifica la loro innata aggressività. Guardiamo continuamente l’orologio chiedendoci quando finirà questo supplizio. La ciliegina sulla torta e’ la visita al “macello”, il luogo in cui, quasi quotidianamente, si compiono i massacri scientifici, perché la pelle deve rimanere integra.
Coccodrile Dundee, tira fuori da una borsa di iuta, con la solennità con cui un prestigiatore estrae il coniglio dal cappello, 2 pelli di coccodrillo: una molto pregiata, l’altra di scarsa qualità e si prodiga in spiegazioni invitandoci ad osservare le differenze tra le due pelli. Dopo mezz’ora siamo sulla strada del ritorno, in barca nessuno parla. George ed io ci diciamo che d’ora in avanti non cadremo piu’ in una trappola del genere.
Mentre ripercorriamo l’Esplanade per raggiungere il motel vediamo emergere, a pochi metri dalla riva, la testa di un enorme coccodrillo e poco lontano, un airone bianco che sembra non avere percepito la sua presenza. E’ un coccodrillo fortunato, penso, poi all’improvviso, l’airone con un balzo vola via lontano. E’ comunque fortunato anche se ha perso la sua preda.


Croc

Croc and Heron

3 commenti:

hotel ha detto...

belle queste foto non ne avresti atre da pubblicare? sono curiosa :P

stefania ha detto...

Davvero un racconto interessante, mi piacerebbe tanto visitare l'Australia con le sue terre sconfinate ed i tanti animali... però da vedere in libertà perché diventa triste vederli rinchiusi, in mostra per i turisti.

voli low cost ha detto...

era interessante questo blog peccato sia stato abbandonato