sabato 5 luglio 2008

PINARA: UN SITO CHE TOGLIE IL FIATO





Pinara era una delle 6 piu’ importanti citta’ della Federazione Licia, oggi e’ quasi completamente dimenticata e fuori dalle rotte turistiche. Peccato. Cio’ che resta, a parte il teatro e la necropoli non e’ molto ma si e’ completamente ripagati dalla vista mozzafiato della catena montuosa dei Tauri.

Noi l’abbiamo scoperta grazie ad una caldissima giornata che ci ha fatto scappare dalla spiaggia di Patara per cercare sollievo in mezzo alle montagne. Abbiamo aperto la carta geografica e dopo una rapida scorsa alle altimetrie il dito ha puntato senza esitazione su Pinara.

Imboccata la strada principale, un cartello marrone ci ha indicato una strada un po’ piu’ stretta, in mezzo alla campagna. Ecco cosa sorprende della Turchia, basta uscire dalle strade principali per trovarsi nella natura, senza case, strade, macchine, rumori. La strada un po’ alla volta si e’ fatta piu’ stretta e poi sterrata e ha cominciato ad inerpicarsi. Niente paura ci siamo detti, non bisogna scoraggiarsi, semmai usare molta prudenza perche’ le sterratedi montagna non hanno paracarri e la vista degli strapiombi puo’ far tremare le vene dei polsi.

Quando ormai pensavamo (accade sempre cosi’) di aver sbagliato strada e di essere finiti chissa’ dove, un altro cartello ci segnalava che eravamo arrivati!. Distolto lo sguardo, ormai allucinato, dalla strada, ci siamo resi conto che davanti a noi si apriva uno spettacolo meraviglioso.

All’ingresso del sito solo la piccola casa in legno del custode che ci e’ venuto incontro per farci pagare il biglietto di ingresso, e indirazzarci ad una tettoia di frasche sotto cui parcheggiare l’auto. Poi, sommariamente, ci ha suggerito di visitare per prima la necropoli e le tombe dei re, riprendere l’auto e proseguire lungo la strada. Lasciare nuovamente l’auto in un altro parcheggio e visitare il teatro e il poco che resta dell’antica citta’.

Tutto intorno a circa 500 metri di altezza almeno 900 tombe scavate nella roccia, che da lontano ci apparivano come un gigantesco alveare.

Il sentiero che conduce alle tombe dei re e' in mezzo ad un bosco e ci fa pensare che non ci sia intorno un luogo altrettanto bello e intatto come questo. Siamo completamente rapiti dal paesaggio e dalla fragranza che si spande nell'aria: antichi ulivi, pini fragranti, fiori selvatici, una piacevole brezza profumata di timo. Il verde del bosco e' interrotto qual e la' da macchie di oleandri: rosa, bianchi, rossi. Si sentono solo le api e lo scorrere dell'acqua di un piccolo ruscello, per il resto il silenzioso volo di libellule multicolori e di farfalle dalle ali variopinte.

Come osservava un viaggiatore inglese: "Pinara remains undiscovered by most people and so retains its tranquil and mystical atmosphere".

Le tombe sono molto grandi e replicano facciate di case licie, e il sarcofago piu' grande di tutta la Licia si staglia fiero e maestoso su una radura. La Tomba Reale, costruita con dovizia di dettagli, ha in rilievo alcune scene che ritraggono l'antica citta' fortificata. 

L'emozione e' talmente forte che non ci rendiamo conto del tempo che passa. A malincuore ritorniamo all'ingresso, risaliamo in macchina e proseguiamo verso l'anfiteatro. Ci guardiamo intorno cercando il parcheggio che non riusciamo a vedere, e incuriositi dalla strada sterrata che prosegue in salita decidiamo di percorrerla. Ben presto ci rendiamo conto che, come ci era gia' capitato, e' una strada che non porta da nessuna parte. Con tremore e terrore facciamo l'inversione a U e lasciamo l'auto a lato della strada. 

Qualcosa, di quel luogo,  fin dal primo momento ci aveva colpito. Eravamo soli! Ma davvero in questo mondo esistono ancora luoghi senza traccia di esseri umani? Appena detto questo vediamo una macchina percorrere la strada che non porta da nessuna parte e sadicamente io e George diciamo: ecco altri due ingenui!

Il teatro alla base della citta' ha una vista sulle sue stesse rovine. Costruito nel 2 secolo AC poteva ospitare, nelle 27 file di posti a sedere, circa 3.200 spettatori. George ed io lo guardiamo da lontano con un senso di stupore e rispetto per un luogo cosi' importante nell'antichita'. 

All'improvviso ci ritroviamo davanti due turisti, gli stessi che come noi avevano percorso la strada sterrata e che come noi erano ritornati indietro. Una coppia di tedeschi. L'uomo con aria curiosa ci chiede se la strada conduce da qualche parte e alla nostra risposta negativa replica: sara' una strada militare, loro sono famosi per costruire strade che non portano da nessuna parte. Sono simpatici, parliamo a lungo della bellezza del luogo, gli consigliamo altri siti archeologici che lui annota su un piccolo quaderno. Loro ci raccontano il loro viaggio con il catamarano e la decisione di prendere qualche giorno di riposo in terraferma. Poi l'uomo, guardando il teatro ci dice: non perdetevi la meraviglia di sedervi nell'ultima fila proprio sotto a quell'ulivo centenario e godervi lo spettacolo. 





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